sabato 18 giugno 2016


Quello che scrivo
su questo quaderno
è il mio testamento
delle ore chiuso
nella stanza buia
privato al sole
e alla vita fuori.
Pulisco la casa
ne nascondo l’usura
come del corpo
la lenta consunzione.
Annoto tutto
perché la sera dimentico.
E poi di nuovo
il giorno seguente.
È la resistenza del maschio,
la lotta intestina.
Ascolto dischi,
leggo più che posso,
cammino lento
tra la casa
e il lavoro.
Conosco i centimetri
contemplo gli angoli
mi perdo nelle fughe
del pavimento anni settanta.
Ma ne ho bisogno, credimi
perché ho scelto di raccontarla
questa vita agra.