giovedì 6 giugno 2019



Di queste quattro strade
scriviamo ancora,
delle facce di Lecce
del tramestio sul corso 
al tramonto dei caffè col ghiaccio
e del cicaleccio la notte dei pub.
Della luna di Bodini
siamo i figli mai riconosciuti
o della morte così come Toma
siamo eredi senza merito.
Siamo incastonati 
in questa pietra morbida,
abbacinati da questa luce
che piace solo ai turisti.
Non ne vedo più i colori
di questa vita mia
è bianco tutto intorno,
sovraesposta è la mia città
dell’afa e del sole.
Negro e amaro resta invece il vino
che mi aspetta nella casa
dell’ombra e le persiane accostate.
Le tedesche allampate
mangiano qualsiasi cosa
e la fame mi abbandona
che preferisco la sete.
Passo da Mauro 
nel fondo di Verri
per una parola nuova
e pratico il silenzio
insieme a Dario 
una volta al bar.
Mi piace questo tempo
del dolore che sedimenta.