mercoledì 22 marzo 2017



La malattia che ne faccio
col tempo ci lascia
solo un flebile dolore
e un segno leggero,
come di una cicatrice
che hai sotto al mento,
la caduta da bambina
che ti ha corretto il sorriso.
Ora svirgola a sinistra
un angolo è poco più alto,
lo guarderei per giorni
quel centimetro di pelle
la perfezione che alberga
nelle cose fuori posto,
il miracolo delle lacrime
quando si è felici.

lunedì 13 marzo 2017


Fortuna che la tramontana
confonde l’udito
e asciuga gli occhi,
nel vuoto delle strade
solo tramestio di passi
per la la maratona
che ha zittito la città.
Ho un libro nuovo in tasca,
un collare rosso di fiamma
e la testa che squarcia
il silenzio contrito e sordo
di questa domenica salmastra
come le lacrime tue.

sabato 4 marzo 2017


La sforbiciata di un bambino,
il naturale scalare le spalle del padre
gli afferra le mani, si abbandona.
La sospensione dei fuochi d’artificio, 
la festa e l’illusione di essere vivi.

C’è la pioggia a ricordare
quanto piccoli siamo noi
quando incombe il freddo vero
che frana, uccide e copre tutto,
in questa nevicata del 17
che ricorderemo come nostra.
Dopo le febbri e i sensi di colpa
cerchiamo nuove sostanze
per dimenticare l’anno che viene.
Ovunque andremo lui ci sarà
come un santo che non protegge
a fare ombra su queste mura
non più bianche come un tempo.
Ci si abitua a quello che manca,
basta non farne una malattia.
Mi chiedo soltanto,
se avrò la forza
di riparare le crepe nel solaio,
e quella per mettere a dormire
una volta per tutte,
i mostri e le falene di ogni notte.

giovedì 2 marzo 2017



È come un’incudine
questo trapasso
di stagione
ha il ricordo del freddo
e la promessa del mare.
Cominciamo a sedere
per strada,
ai tavoli del bar.
È abbacinante il candore
della ragazza in divisa,
augura a tutti buona domenica.
Io leggo la morte secondo Toma
e penso al battere del martello
come di un orologio il rintocco
che segna la vita e il suo passare.
Felice per mia sorella
e il suo ridere altrove
mentre la voce leggera di musica
riempie la piazza
e fa bene al cuore.


E io pensavo
all'amore detto
che si fa vapore
e poi vola via,
quando diventa parola
lascia lo stomaco,
scompare.
Così anche tu
un segreto del cuscino
dovevi rimanere,
eri il sentimento
che non vuole le piazze,
che il sole rifugge,
eri stella nera.
Succede, ho capito,
ci sono cose
che non si possono dire
ma soltanto vivere
come il tempo minimo
concesso a una farfalla.


Alle volte di notte
la vita è leggera,
si intride di rosso.
A me dimenticare
serve ancora.
Per tenere il passo,
seguire il ritmo,
tirare il freno.
E fare buchi
ai ricordi affastellati
come gli alberi
sulla provinciale.
Che stupore
lasciarceli alle spalle
e restare al buio
senza niente intorno
dispersi e insieme
nella campagna
come nel sonno.
E