sabato 4 marzo 2017


La sforbiciata di un bambino,
il naturale scalare le spalle del padre
gli afferra le mani, si abbandona.
La sospensione dei fuochi d’artificio, 
la festa e l’illusione di essere vivi.

C’è la pioggia a ricordare
quanto piccoli siamo noi
quando incombe il freddo vero
che frana, uccide e copre tutto,
in questa nevicata del 17
che ricorderemo come nostra.
Dopo le febbri e i sensi di colpa
cerchiamo nuove sostanze
per dimenticare l’anno che viene.
Ovunque andremo lui ci sarà
come un santo che non protegge
a fare ombra su queste mura
non più bianche come un tempo.
Ci si abitua a quello che manca,
basta non farne una malattia.
Mi chiedo soltanto,
se avrò la forza
di riparare le crepe nel solaio,
e quella per mettere a dormire
una volta per tutte,
i mostri e le falene di ogni notte.