sabato 2 maggio 2020




Lascio che ballino
le parole sulle labbra
come una bimba compie
la lallazione di un amore.
Nei giorni della guerra
tengo un tempo di milonga
stiracchio ogni cosa
per tenerla ancora un po’.
Muovo le ciglia
come fossero colibrì,
mille volte al secondo
e scatto un’istantanea
alla quarantena sgualcita,
dei morti a cento a cento.
Accenno al corpo
come gli amanti
di “regardes coupables”,
diafano quasi al mondo tutto.
Barbuglia anche il cuore
(appuntato sulla nuova agenda
che inaugura i riti dei soli
e dei nuovi romanzi).
Puliamo gli angoli
smussiamo ogni spigolo
carezziamo gli angeli la sera
io, una piccola formica
e una donna che tira di boxe
a un metro esatto da me.
Fino a quando può durare
questa lenta catabasi?



Sognavamo minuti,
adesso abbiamo giorni
e un’attesa che pare senza fine.
Pensavamo al giorno dopo
a quel poco che basta
e che ora non c’è più. 
Fanno ridere al TG
le previsioni del tempo,
ci sarà il sole anche domani
e la primavera che aspettavi.
Si libera la natura
schiarisce i canali di Venezia
fa fiorire la vita.
Mentre noi contiamo camion
lasciare Bergamo
la vacche dormono 
sulle spiagge di Berchida.
Ci restano i sogni
i video del bimbo che cresce
e la fede disperata
di chi prega anche per noi.
Questo bene mio
è una salute precaria
un’età che può resistere
al terrore per chi non è qui.
Ci hanno tolto il tatto
e coperto la bocca
hanno chiuso le porte
fermato anche il cielo.
Sognavamo minuti,
adesso abbiamo giorni
e un’attesa che pare senza fine.