martedì 2 gennaio 2018


Di braccia gracili
e gambe veloci
ti posso dire,
di un balcone poi
a pochi metri la stazione.

Della mia infanzia

al secondo piano

con i treni a due passi

e la vita adulta alle porte.

Sognavo paesi lontani

alla fine delle rotaie,

fumavo sulla breccia

o poggiato alle carrozze

lasciate a riposare,

in attesa come noi

di un viaggio o qualcosa.

Avevo amici un tempo,

giocavamo con la morte

come solo chi tracima vita

è capace di fare.

“Non sarai mai pugile”

mi dissero un giorno

“tu hai la forma di chi scappa”.

E così feci alla fine,

presi il rapido che fende l’alba.

Trovai all’arrivo una casa

e chi mi insegnò quello che sono,

conobbi il primo amore

e imparai l’addio.

Ha un sapore il ritorno,

agrodolce sul palato,

come di sangue in bocca,

dopo un montante in pieno viso.

Come si ama il carceriere,

così io torno a chi mi ha fatto male.