Di braccia gracili
e gambe veloci
ti posso dire,
di un balcone poi
a pochi metri la stazione.
Della mia infanzia
al secondo piano
con i treni a due passi
e la vita adulta alle porte.
Sognavo paesi lontani
alla fine delle rotaie,
fumavo sulla breccia
o poggiato alle carrozze
lasciate a riposare,
in attesa come noi
di un viaggio o qualcosa.
Avevo amici un tempo,
giocavamo con la morte
come solo chi tracima vita
è capace di fare.
“Non sarai mai pugile”
mi dissero un giorno
“tu hai la forma di chi scappa”.
E così feci alla fine,
presi il rapido che fende l’alba.
Trovai all’arrivo una casa
e chi mi insegnò quello che sono,
conobbi il primo amore
e imparai l’addio.
Ha un sapore il ritorno,
agrodolce sul palato,
come di sangue in bocca,
dopo un montante in pieno viso.
Come si ama il carceriere,
così io torno a chi mi ha fatto male.