domenica 21 marzo 2021


Sono fragile, lo sai.

Ho un costato fatto di crepe,

sono spiragli di abisso

da cui passa tutto

il male che mi fate 

e il bene che ti voglio.

Sono come fiordi 

segnati dal tempo

le falesie sulla mia schiena

era il posto delle ali, forse.

Potessi solo candeggiare il cuore

vestirei di bianco 

come John in “Abbey road”

o abraderne la superficie

con la polvere di quarzo 

come con le gomme blu 

quando tutto era pulito:

i quaderni e i polmoni.

Resta,

se accarezzi il libro di questa vita,

una traccia ruvida. 

La maglia che indosso,

é nera, lo sai, 

come la biro e la via, 

come il cielo di pece.

A guardarci bene però

basta voltare lo sguardo,

c’è una luna gigante, 

in passato credevano

facesse crescere i fiori.