Sono fragile, lo sai.
Ho un costato fatto di crepe,
sono spiragli di abisso
da cui passa tutto
il male che mi fate
e il bene che ti voglio.
Sono come fiordi
segnati dal tempo
le falesie sulla mia schiena
era il posto delle ali, forse.
Potessi solo candeggiare il cuore
vestirei di bianco
come John in “Abbey road”
o abraderne la superficie
con la polvere di quarzo
come con le gomme blu
quando tutto era pulito:
i quaderni e i polmoni.
Resta,
se accarezzi il libro di questa vita,
una traccia ruvida.
La maglia che indosso,
é nera, lo sai,
come la biro e la via,
come il cielo di pece.
A guardarci bene però
basta voltare lo sguardo,
c’è una luna gigante,
in passato credevano
facesse crescere i fiori.